Anni Trenta. La vita non ha mai sorriso al dodicenne Hugo Cabret. Dopo la morte del padre, rimasto ucciso nell’incendio sprigionatosi nel museo in cui lavorava, il ragazzino ha imparato a vivere nascosto all’interno della stazione di Parigi, sostituendo in gran segreto lo zio – anch’egli nel frattempo deceduto - nella riparazione dell’orologio e vivendo grazie a dei piccoli furti. Con l'obiettivo di portare a termine la costruzione dell'automa a cui il padre stava lavorando, ruba i pezzi di cui necessita da un negozio di giocattoli all’interno della stazione stessa. Qui, conosce l’eccentrica Isabelle, che lo conduce in un’affascinante avventura e all'incontro con il mago e regista George Melies.
Emma Briano
Hugo mostra il taccuino a George, l’uomo minaccia di bruciarlo, anche se non ne ha il coraggio, perché rappresenta una parte del suo passato
Francesco Cavanna
La scena è divertente nella sua drammaticità. Il povero guardiano della stazione, reduce della Prima Guerra Mondiale, viene trascinato dal treno.
Davide Pasquale
Il poliziotto viene trascinato dal treno , all’inizio mi ha fatto molto ridere, poi ho riflettuto sulle condizioni di invalido dell’uomo che svolge dignitosamente il suo lavoro e mi è spiaciuto per lui
Gabriele Denza
Hugo viene quasi investito dal treno, perché vuole consegnare a tutti i costi l’automa che gli era caduto sui binari della ferrovia, a Georges Melies. Hugo è coraggioso e determinato
Sofia Seganti
Il controllore salva Hugo Cabret e può manifestare la parte buona di sé, non è più solo un uomo che fa il suo lavoro, ma divento una persona con emozioni e sentimenti
Gabriela Bega
A Hugo piace aggiustare e in questo momento riesce a mettere in moto l’automa, in ricordo del padre
Matilde Donato
La macchina, aggiustata da Hugo, inizia a disegnare ed il ragazzo è felice di aver riparato l’automa di suo padre, unico suo ricordo
Tommaso Loiodice
Che meravigliosa espressione avevano Hugo e la sua amica Isabel, quando l’automa si è messo in moto ed ha iniziato il suo disegno. Ad un certo punto ho pensato di provare le loro emozioni
Francesca Frumento
L’automa si interrompe , Hugo si dispera, Isabel lo consola. Sembra tutto finito, ma l’automa si risveglia e crea il simbolo di George Milies: la luna ferita da un razzo.
Luca Verando
Prima tanta ansia, poi felicità perché l’automa disegna una scena del primo film del Padre del cinema: George Melies
Loris Monaca
La luna con espressioni umane mi ha catturato
Giacomo Chiarbonello
Il riferimento al cortometraggio “Le vojage dans la lune” è significativo
Gabriele Ratto
La luna colpita in un occhio, disegnata dall’automa di Hugo, è uno dei simboli dell’illusionista, maga, attore e regista
Elvis Ndou
Mi piacciono i colpi di scena e il razzo che compare all’improvviso mi ha piacevolmente stupito.
Tommaso Rissotto
Hugo è in fuga, si nasconde dall’ispettore della stazione e per non essere catturato decide di appendersi alle lancette dell’orologio, dimostrando coraggio e audacia, tenendo in apprensione tutti gli spettatori che temono per lui.
Alberto Voersio
Hugo, inseguito dall’ispettore, per non farsi prendere e finire in orfanotrofio, si rifugia nella torre dell’orologio, nella stazione ferroviaria di Parigi. Tramite un’apertura presente in uno dei numeri dell’orologio finisce appeso alle lancette, rischiando la vita pur di non essere catturato.
Jacopo Bianchi Ferraro
Hugo rischia la vita pur di portare l’automa a Melies, riesce nel suo intento e realizza il suo sogno: una famiglia e vivere nel mondo della magia
Impegnandosi, si viene sempre premiati.
Samuele Russello
L’automa di Hugo ha disegnato una delle scene più famose della storia del Cinema, ho capito dopo il perché.
Daniele Monaco
Irene Lomazzo
Non bisogna mai smettere di sognare e di sperare. Alcune volte le persone vogliono dimenticare il passato, per non provare più dolore , ma invece il passato va affrontato, solo così il dolore diventa solo un ricordo. Milies viene riparato da Hugo che gli fa affrontare il passato e gli dà un nuovo futuro
FILMATO
“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera;
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza per ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi e alzandovi;
Ripetetela ai vostri figli.
O vi sfaccia la casa
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”
Primo Levi, Da se questo è un uomo, 1973
È stata nominata senatrice a vita la scorsa settimana dal presidente Mattarella,da bambina è stata deportata ad Auschwitz. Dopo un silenzio di 45 anni, a 60 anni riesce a riparlare della sua terribile esperienza. A 13 anni viene deportata da Milano ad Auschwitz con suo padre, ma quando arriva ad Auschwitz si separano e Liliana non lo vede più.
Nei campi di concentramento vengono uccisi 6.000.000 ebrei innocenti, Liliana Segre si salva (come Otto Frank padre di Anna) e fa ritorno da Auschwitz, campo di concentramento in Polonia. Quando viene deportata,Liliana prende il treno dal binario 21, binario da cui si parte per non fare ritorno, destinazione campo di concentramento di Auschwitz. Gli ebrei salgono su vagoni bestiame, stanno in piedi, ci sono solo un po' di paglia e un secchio per i bisogni. Lei considera il campo un luogo infernale di neve e di fuoco.
Liliana nasce nel 1929, ad un anno dalla nascita muore sua madre. Nel 1938 si applicano le leggi razziali in Italia: si vieta agli ebrei la scuola, il lavoro negli ufficio dello stato, il matrimonio misto, il diritto di proprietà (es. industrie) e l'accesso nei locali italiani. L'8 Settembre 1943 l'Italia firma l'armistizio e si intensificano i controlli contro gli ebrei da parte dei tedeschi che occupano il nord-Italia.
Il 27 Gennaio 1945 le truppe russe liberano Auschwitz e i pochi superstiti. Liliana fa ritorno a 15 anni, viene accolta da dei parenti.
AV
Il film il "Viaggio fi Funny" di Lola Doillon è basato su una storia vera. Il film racconta la vicenda di Fanny, una ragazzina ebrea di 13 anni che nel 1943, durante l'occupazione della
Francia da parte dei tedeschi, viene mandata insieme alle sorelline in una colonia in montagna. Lì conosce altri coetanei e con loro, quando i rastrellamenti nazisti si intensificano, scappa nel
tentativo di raggiungere il confine svizzero per salvarsi. La pellicola racconta, attraverso gli occhi dei bambini, il dramma della guerra e della persecuzione razziale.
Il 27 gennaio del 1945 venivano abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz. Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale, istituita in Italia, con la Legge 211 del 2000.
La Repubblica Italiana riconosce il 27 gennaio quale data commemorativa per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli
italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte e coloro che si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite dei perseguitati.
Chi: Fanny, un gruppo di bambini ebrei (Fanny, Erika, Georgette, Victor, Moris,Dyane, Jack, Julie)
Quando:1943, in Italia Mussolini viene arrestato e si firma l’armistizio, 8 settembre, di conseguenza l’Italia del nord viene occupata dall’esercito tedesco
Dove: Francia, Italia, Svizzera
Come: Un gruppo di bambini ebrei-francesi sono in continua fuga, dalla Francia verso la Svizzera, che rappresenta la salvezza e quindi la libertà, aiutati da francesi che si oppongono agli occupanti nazisti.
Perchè: Sono in fuga per evitare i rastrellamenti e quindi la deportazione nei campi di concentramento.
Frasi significative:
Possiamo non essere ebrei così possiamo scappare
Se hai paura fai finta
Lo hanno preso perchè era da solo come l’agnello e il lupo
Se continuiamo a piagnucolare non arriveremo mai in Svizzera
Rifacciamo il gioco dei biglietti, sembravano tante farfalle
Questa lettera la porteremo oltre la frontiera
Il lupo e l’agnello
Tenga la macchina fotografica, a me non serve più
Io ha avuto paura e mi scuso, voi siete coraggiosi, ce la farete e incontrerete nuovamente i vostri genitori
Dovete imparare a essere autonome
Sono ebrea
Tanto siamo pochi, perchè non spari?
Non far finta di essere quello che non sei, sei tu un traditore
Un gruppo di bambini ebrei-francesi, nel 1943, vengono allontanati da una casa-rifugio in montagna, in Francia per cercare la salvezza in Svizzera. Scappano dai francesi e dai nazisti che li vogliono morti. Dopo che i grandi vengono catturati è Fanny a condurre il gruppo verso la libertà. Ad un certo punto anche loro vengono catturati, ma riescono a fuggire e si accampano in un rudere nel bosco, vengono aiutati da un contadino che procura loro un passatore, che li conduce a pochi chilometri dalla Svizzera.
Secondo me il film racconta un periodo drammatico per la popolazione di Fanny(ebrei). L’autore ha voluto sottolineare che questa atmosfera influisce anche i bambini: invece di giocare e divertirsi, dovevano crescere in fretta come Fanny e Victor. L’autore, inoltre, è riuscito a rappresentare la seconda guerra mondiale in modo serio, ma delicato perchè in questo film non appaiono scene violente però si comprende ugualmente la tragedia accaduta.
G. C.
Secondo me questo film è molto profondo perché parla della determinazione di FANNY che, nonostante le avversità, continua ad andare avanti per avvicinarsi alla libertà. FANNY continua a credere nei suoi ideali di vita ed è questo che la spinge a non arrendersi mai. Nel film, FANNY fa ciò che in precedenza le era stato indicato dalla signora Forman: diventa, cioè, la leader del suo gruppo di piccoli ragazzini ebrei e, anche quando ha molta paura, non lo fa vedere e si fa coraggio in modo da trasmettere la speranza agli altri. Ho trovato molto interessante la scelta della regista di cambiare la visuale delle riprese in modo da rappresentare i sentimenti e le emozioni di tutti personaggi.
F.F.
A me il viaggio di Fanny è piaciuto molto, sia per i colpi di scena che quando mostrava la paura tramite gli occhi dei personaggi. Questo film lo vedrei tante altre volte perchè ha un grande significato . Riesce a far preoccupare lo spettatore per i personaggi (in fuga dai tedeschi, i crucchi). La parte che più mi è piaciuta è quando Fanny salva la bambina e si ricorda di camminare a zig e zag per sfuggire dai proiettili dei tedeschi e alla fine con un grandissimo colpo di scena, la ragazza è viva e il loro viaggio si conclude salvandosi in Svizzera.
D P
Lunedì 29 Gennaio siamo andati a vedere al Muda il film “Il viaggio di Fanny” in occasione della giornata della memoria. Nel film, basato su una storia vera, viene raccontato il viaggio di Fanny, una bambina ebrea, insieme ad altri bambini ebrei verso la Svizzera, paese neutrale nel quale non possono essere deportati nei campi di concentramento. Mi è piaciuto che nel film Fanny, che ha solo 12 anni, fa vivere ai bambini più piccoli questa esperienza come un gioco, per non spaventarli e demoralizzarli e si ritrova a dover crescere più in fretta del normale, dovendo diventare un’adulta, punto di riferimento per i più piccoli del gruppo. Una delle frasi che mi è piaciuta di più è detta dalla sorella più piccola di Fanny, Juliet, che quando viene rinchiusa insieme al suo gruppo dai Francesi nazisti dice: -Ma se smettiamo di essere ebrei possiamo uscire?- La bambina non capisce bene quello che sta succedendo e involontariamente rende l’idea che gli ebrei venivano perseguitati solo perché erano ebrei, ma non avevano fatto nulla di male. Infatti Fanny e gli altri avevano origini ebree e professavano la religione ebraica, ma erano a tutti gli effetti normali cittadini francesi. Il film è adatto alla nostra età, non mostrando direttamente gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Infatti può essere usato come metodo per introdurre l’argomento della guerra ai più piccoli, senza spaventarli troppo.
D M
Il film mi è piaciuto molto nel momento in cui Victor ha raccolto la lettera di Elia e, dopo aver scoperto che era priva di contenuto, la ha mostrata a Fanny che si intristí perché pensava che la lettera contenesse un messaggio importante, ma poi capisce che la loro missione è salvarsi, perciò agli altri bambini ebrei, che non avevano visto la lettera, Fanny disse che Elia, essendo ebreo, era scappato dai tedeschi per paura di essere catturato, ma presto si era reso conto di aver commesso un errore a lasciarli e raccomandò loro di recarsi in salvo.
Questo film mi è piaciuto molto perché ha un’ambientazione che rispecchia la realtà e dei momenti ricchi di suspence: Fanny cadde a terra senbrando morta, Fanny, mentre era alla ricerca di aiuto, bussò ad una porta e una persona le aprì… in quel momento Fanny disse: “Sono ebrea. ....., subito non si sapeva se il padrone di casa fosse o meno tedesco, ma, dopo pochi istanti si scoprì che era italiano e disposto ad aiutare Fanny e gli altri bambini ebrei a scappare oltre al confine.
LM
Questo film ha una trama molto interessante, piena di colpi di scena e fa riflettere sull'olocausto.
La scena del film che mi è piaciuta di più è quando Fanny apre la lettera bianca di Elia e lei deve inventarsi delle parole per incoraggiare i propri amici a resistere alla paurae spronarli a continuare e a lottare per la salvezza: la Svizzera .
Una frase che mi ha colpito di quel momento è: questa lettera la porteremo oltre la frontiera.
Questo film mi ha fatto veramente capire il dramma vissuto dai bambini ebrei ed è un avvenimento che è bene ricordare per non ripetere lo stesso errore.
S. S.
Il mio disegno della scena del film rappresenta la missione che Fanny e i suoi compagni ebrei devono compiere, dopo che il loro accompagnatore, che é stato catturato dalle guardie tedesche, ha affidato loro la lettera da portare oltre la frontiera per salvarsi.
MD
La frase "Rifacciamo il gioco dei biglietti, sembrano farfalle bianche bellissime" ci dimostra quanto la protagonista Fanny sia coraggiosa e
cerchi in ogni modo di tenere unito il gruppo che, dalla Francia, sta fuggendo in Svizzera. Soprattutto Fanny cerca di tenere alto il morale dei suoi
compagni di viaggio, trasformando in gioco tutte le cose dolorose che capitano loro, bambini ebrei francesi perseguitati dai nazisti. JBF
Il 29 Gennaio, la Giornata della memoria, siamo andati insieme alla professoressa Barreca e alla professoressa Minetti al Muda per vedere il film: “Il viaggio di Fanny”.
Il film parlava della II Guerra Mondiale in particolare della deportazione degli Ebrei , un tema molto triste; durante il film ho notato la frase: “Rifacciamo il gioco dei biglietti, sembravano farfalle bianche bellissime” e così ho capito che se anche i protagonisti del film stavano vivendo una tragedia, non pensavano solo a quello, ma anche a essere spensierati nei momenti di tensione.
Il film in se stesso è triste però grazie a dei momenti di gioco non solo i protagonisti ma anche gli spettatori riescono ad alleggerire la tensione ed a dimenticare di vivere un pauroso momento di Guerra.
F C
A me questo film è piaciuto perché fa riflettere sugli sbaglia dell'uomo .
Una frase significativa per me è “Perché non spari intanto siamo pochi “
A me ha colpito il modo in cui il ragazzo rischia tutto, sperando che almeno i soldati francesi avessero un po' di dignità e che non avrebbero sparato su dei ragazzi francesi.
SR
Fanny mi piace quando rimprovera i suoi compagni di non piangersi addosso, ma di lottare per raggiungere l'obbiettivo cioè andare in Svizzera per salvarsi.
GD
“ELIA HA AVUTO PAURA E SI SCUSA, VOI SIETE CORAGGIOSI, CE LA FARETE E RINCONTRERETE I VOSTRI GENITORI”
Ho scelto questa frase perché sulla lettera non c’era scritto niente, ma quando i bambini vollero sapere il contenuto, la giovane Fanny se lo inventa per dare a loro la forza, il coraggio per andare avanti e per non sconsolarli. Per questo gruppo di bambini lo scopo, oltre che arrivare in Svizzera per salvarsi, era portare la lettera dall’altra parte della frontiera per salvare il loro amico Elia, pentito di averli lasciati da soli; il ragazzo infatti era stato catturato da una pattuglia tedesca perché era ebreo e i suoi amici pensavano che su questa lettera ci fosse scritto un suo messaggio importante.
AV
Il viaggio di Fanny è un film pieno di colpi di scena, è un film che ti coinvolge, racconta di un gruppo di ragazzi (sì,un gruppo di ragazzi dai 6 -12 anni che cercano di sopravvivere) che scappa dalla guerra, ma comunque c'erano momenti in cui giocano a pallone, o raccolgono "delle farfalle bianche" , a giocano a marito e moglie; questi ragazzini hanno fatto l'impensabile per la salvezza,la Svizzera, stanno scappando dalla guerra che aveva portato via loro i genitori, i fratelli e gli amici e nonostante alcuni momenti di forte tristezza e di pessimismo assoluto, hanno controllato le loro emozioni, hanno seguito la protagonista Fanny e sono riusciti a DIVERTIRSI.
Loro hanno provato un'emozione che noi speriamo di non provare mai: la felicità della salvezza; non come noi che siamo felici quando riceviamo l'iPhone x o la Playstation 4 pro, loro sono felici perchè sono arrivati di fronte a una casetta grigia, al confine con la Svizzera,loro sono FELICI, dopo i sacrifici, le persone care perse, le ingiustizie..... Loro ce l'hanno fatta.
T L.
Secondo me il film “Il viaggio di Fanny” é molto significativo perché racconta cosa facevano i bambini ebrei nella seconda guerra mondiale, in modo non impressionante ,ma facendo comunque capire cosa ha passato il popolo ebraico durante la Shoah.
La frase che mi ha piú colpito é stata questa “Non far finta di essere quello che non sei, sei tu un traditore.”; mi ha colpito perché Victor, per non essere catturato, fa finta di essere cattolico, perdendo la sua identitá per paura.
Fanny, invece, anche davanti alla morte, rimane quello che é, dimostrando un comportamento giá maturo, e arrabbiandosi quando vede Victor fingere per salvare la propria vita.
TR
Sono Ebrea
-Questa battuta mi ha colpito soprattutto perché Fanny sapeva che, dicendo quella frase, si sarebbe giocata tutto, sia lei che i suoi amici avrebbero rischiato, come tutti gli ebrei in quell'epoca, di finire nei campi di concentramento.
Lei,senza paura, bussa alla porta di una casa per chiedere aiuto, la luce la illumina e lei guarda dritto in facciail suo interlocutore e pronuncia la breve frase con tono deciso.
A me ha sorpreso il coraggio, l'ottimismo e la forza con cui Fanny supera tutte le difficoltà e salva la vita sua e dei suoi amici.
EB