La storia di Champalala


 

Champalala era un ragazzo di tredici anni, aveva i capelli corti e scuri, gli occhi castani e un piccolo viso tondo.

 

Era figlio unico e viveva con i suoi genitori a Dacca, in Bangladesh, una città piena di fabbriche.

 

Champalala non poteva andare a scuola, la sua famiglia era povera e aveva bisogno di aiuto, per questo il ragazzino invece che studiare era stato mandato a lavorare in una fabbrica di abiti per le grandi firme europee.

 

Lui lavorava con piacere, sapendo di aiutare la propria famiglia; si occupava di rifinire i colletti delle camicie.

 

Il capo della fabbrica conosceva bene Champalala, perché era stato lui a chiedergli il lavoro e sapeva delle condizioni pessime della sua famiglia.

 

Lo faceva rimanere in fabbrica per più di dodici ore e quando doveva partire la nuova collezione anche fino a diciotto ore consecutive, con soltanto due brevi pause per mangiare e bere.

 

Lo stipendio del ragazzo era di quarantacinque dollari al mese, pochissimo in proporzione al suo lavoro, soltanto qualche volta il suo capo gli dava qualche dollaro in più, ma non era abbastanza per aiutare suo padre e sua madre, che lavoravano sodo ogni giorno.

 

Dacca era piena di giovani nella sua stessa situazione, che lavoravano per aiutare i familiari.

 

Nonostante questo, Champalala e la sua famiglia riuscivano a vivere dignitosamente.

 

Un giorno, il capo della fabbrica diede una notizia bruttissima al ragazzo e a tutti i dipendenti della fabbrica: l'azienda si sarebbe trasferita in una zona dagli affitti meno costosi, ma difficile da raggiungere.

 

Il giovane rimase a bocca aperta non avrebbe mai potuto permettersi di rimanere senza lavoro, cosa ne sarebbe stato della sua famiglia?

 

Come avrebbe potuto aiutarla?

 

Lui era uno dei più piccoli in quella fabbrica e pregó il suo capo di non andarsene, ma nulla servì a fermarlo.

 

Champalala tornò a casa in lacrime, i suoi genitori lo consolarono, ma senza qualche soldo non sarebbero andati tanti avanti.

 

Dopo una settimana si presentó a casa del ragazzo il suo capo, sapeva dove abitava ed era andato a trovarlo, gli parlò del suo lavoro e gli diede una busta, dicendogli che era il suo ultimo stipendio, lo salutò e se ne andò.

 

Alla sera, con i suoi genitori aprì la busta per dare loro i suoi guadagni, ma quando la scartò ne rimase stupefatto: all'interno c’era una lettera che diceva:”Questi sono per te Champalala, sono soldi da dare ai tuoi genitori, ho voluto darli a te perché mi sei rimasto a cuore, sei un ragazzo serio e impegnato, spero ti siano utili.

 

Tanti saluti, il tuo capo”.

 

Il giovane incredulo la mostrò ai genitori; il suo capo goia aveva offerto un assegno con una cifra enorme.

 

Anche loro a bocca aperta, saltarono di gioia.

 

Finalmente la sua famiglia riuscì a mandare a scuola Champalala, l'unica possibilità di riscatto.

 

Il giovane non poté mai ringraziare abbastanza il suo capo.

 

Purtroppo ancora oggi famiglie come la sua vivono in queste pessime condizioni e non hanno nessun aiuto.

 

Matilde