lavoro a classi aperte...le 3 terze di Marina al lavoro per realizzare  il capitolo 7 della staffetta Bimed


Capitolo 7 Le lacrime di Acqua Ci prepariamo alla lotta contro il Mostro. Ognuno ha un compito ben preciso. Nonna Sole e Aria con le pale eoliche producono energia rinnovabile. Giorgia e Terra creano energia pulita sfruttando l’energia geotermica. Acqua aiuta Emidio a diffondere nel mar Tirreno i batteri mangiaplastica. Fuoco ed io cerchiamo di creare il clima favorevole alla crescita delle Curative Power, che emettono un polline curativo per gli alberi e le piante che stanno soffrendo in tutto il mondo. Aria poi lo diffonderà con il suo soffio. Ormai questa cupola sta diventando un vero e proprio laboratorio ecologico. Durante lo svolgimento delle attività, filmo e fotografo tutto ciò che abbiamo realizzato e lo posto sulla mia pagina Instagram “lanaturasiamonoi”, ormai diventata virale, per sensibilizzare e coinvolgere il maggior numero di persone possibile. Per risolvere il problema dell’inquinamento globale ci serve un aiuto globale. Abbiamo bisogno di altri eco-guerrieri. Ad un tratto alzo lo sguardo e noto che le nubi nere stanno sostituendo l'azzurro limpido del cielo sopra di noi. La cupola, che ci protegge dalla morsa furente del serpente affamato, è stata lentamente consumata dall'eccessivo inquinamento esterno. Non c'è più tempo! Dobbiamo agire! La cupola sta per cedere, è sempre più fragile. «Ragazzi, guardate in alto!» L’urlo è di nonna Sole. In quel momento sulle nostre teste si apre una profonda crepa e il serpente incomincia ad insinuarsi minaccioso all'interno del nostro paradiso. Aria capisce che è giunto il suo momento. Con movimenti fluidi e precisi, lancia contro la nube una potentissima e velocissima raffica di vento, ma l'attacco non è sufficiente per poter indebolire il malvagio serpente. Giorgia e Terra intervengono con prontezza. Con la carica elettrica delle pietre luminescenti creano un micidiale fulmine e lo scagliano contro la cupa nube. Il serpente malefico non riesce a schivarlo e, spaventato e indebolito, si ritrita all'esterno della cupola e tutto il cielo ritorna limpido e celeste. Io e la nonna emozionate ci abbracciamo, ma, lentamente, vediamo riavvicinarsi nuovamente la nube, più imponente e pericolosa di prima. Abbiamo cantato vittoria troppo presto. Ricominciamo a combattere, ma, mentre noi iniziamo ad essere stanchi, il nemico sembra rinvigorirsi sempre di più e tutti gli sforzi che facciamo per allontanarlo si rivelano vani. Si avvicina minacciosamente, penso che mi stia per attaccare, cerco di spostarmi, ma non ho le forze per reagire. Nel giro di pochi secondi scorgo una figura scagliarsi contro il serpente che reagisce e la butta in acqua. Solo dopo capisco. E’ Emidio che ha tentato di salvarmi. Lentamente mi riprendo e corro verso di lui; arrivata sul bordo della bolla, mi accorgo che non sta risalendo dall’acqua. Disperata mi tuffo alla sua ricerca, ma di lui non c’è traccia. Riaffioro dal mare affannata e torno all'interno della cupola. Sono sconvolta, le lacrime scendono copiose dai miei occhi. La nonna, che ha assistito alla scena, mi si avvicina per consolarmi, ma io scappo via con il cuore spezzato. Emidio è scomparso davanti ai miei occhi risucchiato dall’acqua e io non ho fatto nulla per salvarlo. Per me non era solo un compagno d’avventura, era qualcosa di più, aveva occupato un grande posto nel mio cuore, ma l’inquinamento ha messo fine al nostro amore. Adesso il serpente si ritira, forse più stremato di noi. Siamo distrutti per l’accaduto e nessuno riesce a proferire parola. Esco dalla bolla e torno alla spiaggia. Mi dirigo verso casa della nonna, ma continuo a rivivere quel momento, ancora e ancora. Queste strade, che sono state sfondo della mia infanzia felice, ora mi sembrano grigie e vuote. Il sole, ancora alto nel cielo, non mi scalda più il cuore. Neanche l’odore del cedro riesce a rallegrarmi. Arrivo in casa. Anche quest’ambiente, fino a ieri felice, sembra avvolto da un’aura di tristezza e malinconia. Salgo nella mia camera ancora più avvilita, e cerco di dormire, ma è tutto inutile. Improvvisamente sento un fortissimo suono arrivare dalla bolla. E’ lo shofar. Acqua sta ancora cercando Emidio, imperterrita, lancia il suo richiamo per farsi aiutare. Lo cerca anche negli anfratti più profondi del mare, senza alcun risultato. Inutilmente. Scoppia in un pianto disperato. Le sue infinite lacrime si riversano su tutta la penisola italiana, la Liguria ne è sommersa. Una pioggia torrenziale, che aumenta di minuto in minuto, comincia a colpire, incessante, il territorio, fiumi e torrenti si ingrossano a vista d’occhio. Terra, indebolita dall’azione dell’uomo, non riesce a trattenere Acqua ed incomincia a scivolare rovinosamente trascinando con sé tutto ciò che trova sul suo cammino. Ovunque le strade si riempiono di fango, i fiumi incontenibili straripano, crollano ponti e gallerie. La notizia della catastrofe mi giunge quando anche gli altri tornano a casa della nonna. Mi faccio coraggio, mi siedo sul sofà, accendo la televisione e mi sintonizzo sul canale 104. Resto pietrificata, non credo ai miei occhi. Una disastrosa alluvione si è appena abbattuta su Genova. «Nonna! Vieni a vedere!» Grido e non so cosa fare, mille pensieri assalgono la mia mente. Già la scomparsa di Emidio è stata in grado di travolgermi come uno tsunami, in più si aggiunge il disastro. Devo assolutamente reagire. Mentre Acqua continua, senza pietà, a devastare il territorio, Terra, Aria, Fuoco ed io andiamo da lei per cercare di fermarla. Con il nostro intervento, ritornata alla ragione, finalmente si calma. Noi rientriamo a casa. Penso tutta la notte a cosa possiamo fare, e, all’alba, prendo la decisione di postare un messaggio per invitare tutti a ripulire la città di Genova dalle macerie e dal fango. Ce la faremo a radunare più eco-guerrieri possibile?